La doppia vita dello stuntman, autista di giorno e controfigura di star la sera

La doppia vita dello stuntman, autista di giorno e controfigura di star la sera
LOS ANGELES – “Scusa, devo andare a salvare Ben Affleck”. Isolato nel traffico di Hollywood Boulevard, un gigante coi capelli argento, la fronte di The Rock, guizzante di muscoli, accosta l’auto e lascia scendere il passeggero. Dave Reaves, poggiato su un sedile che pare un trono, fa l’autista per una compagnia dov’è lui a decidere gli orari, perché se scatta l’emergenza… Dave diventa stunt. E la missione ha inizio. La sua vera professione è a metà tra l’acrobata e il cascatore: “Quello dello stuntman sembra un mondo sotterraneo, in parte lo è” spiega l’ex marine mentre sfreccia verso i Disney Studios. “Ho capito male, non è Ben ma Casey, il fratello, che ha bisogno di una controfigura” ride (il film è L’ultima tempesta, ndr.). Uno stunt coordinator sta facendo il giro di telefonate per testare le risorse. Tassisti, impiegati di call center, venditori ambulanti: non potendo essere stunt a tempo pieno, ognuno ha un’identità segreta stile Gli Incredibili, pronto a strapparsi lo stemma da supereroe dal petto e salvare la star del momento: “Il mio collaudo è a posto, sono tutto vostro” chiarisce Dave comunicando con una vecchia ricetrasmittente.
“Mi chiamo Wolfe, risolvo problemi”. A Hollywood funziona così: vai in palestra tutti i giorni, ti nutri di uova, quinoa, avocado, yogurt greco, acquisisci abilità che altri non hanno e alla fine qualcuno ti chiama. Dall’altra parte del telefono spesso c’è Jeff Wolfe, 95 chili, corpo atletico, naso aquilino. Le star e gli stuntmen lo adorano: ora è sul set del remake di MacGyver, un anno fa ha guidato una frotta di stunt in Fast & Furious 7, True Detective e The Avengers. “Sono stato il braccio destro di Mickey Rourke nei Mercenari, ho recitato in Lanterna Verde con Ryan Reynolds e accanto a Ryan Gosling in Drive” racconta. Oltre vent’anni di arti marziali; oggi i suoi allievi sono Dwayne Johnson, la star più gettonata dello showbiz, Jet Li e Jackie Chan. È diventato presidente della Stuntmen’s Association of Motion Pictures, l’associazione ufficiale (nata nel 1961) dedicata agli stuntmen, e sta a lui reclutare la crème di Los Angeles. Ma precisa: “Non chiamateci stunt. Siamo attori”. Quello dello stuntman è il mestiere meno garantito dell’industria, vanta infatti la più alta percentuale di operai non tutelati dal sindacato. Se una controfigura si frattura un arto, difficilmente è risarcita, a meno che non abbia una copertura privata o sia iscritto alle labor unions. “Agli inizi io ero nelle stesse condizioni – ricorda Dave – aver prestato servizio militare mi ha salvato; grazie ai benefits del governo ero comunque assicurato. Qualche anno fa sono riuscito ad entrare nello Screen Actors Guild (SAG), il sindacato statunitense che rappresenta attori di cinema e televisione”.
A scuola di stunt, il futuro sta ad Hong Kong. C’è un pregiudizio a Hollywood che sconfina nella controversia degli #OscarsSoWhite: “Noi stunt siamo trattati un po’ come dei diversi” precisa Gregory J. Barnett, assistente alla regia e stunt di Bruce Willis in Armageddon e di Schwarzenegger in Predator. “Negli anni Ottanta, se di professione facevi lo stunt non potevi dire a nessuno che eri attore. Viviamo in tempi differenti – me ne rendo conto essendo il coordinatore degli stunt nella serie tv 24 – e persino gli Studios hanno cominciato ad apprezzare le nostre doti. La vera sfida quindi non è zompare sul fuoco, immergersi in una vasca d’acqua gelata o saltare da dieci metri. Oggi gli stunt combattono per essere riconosciuti come attori con un cervello”. I network e le compagnie più attente sono TNT, ABC e Warner Bros. Reeves ha avuto una parte in Rush Hour su CBS (una battuta di dialogo: è già qualcosa) e le scuole per stunt, a Los Angeles, fioccano sotto il sole, accanto alle chiese di Scientology. Quelle prese d’assalto sono la Stunt University, che ha trovato impiego a tutti i suoi allievi durante la lavorazione del Risveglio della Forza, lo Stunts Training Center, e le palestre Joining All Movement (JAM) e Suicide Boxing+Fitness. Dall’hip-hop al kung-fu, dal parkour al freerunning. Master Jennings ha trent’anni d’esperienza e il sogno di “insegnare le arti marziali ai bambini”. Li sta allenando, dice, visto che “tra poco sarà l’Asia il vero mercato-boomerang degli Usa”. Meglio prepararli in tempo: quando i film-fumetto saranno finiti, le nuove leve dovranno tenersi pronti ad imitare Bruce Lee.
Dalla parte delle stuntwoman. A Hollywood, tra gli acrobati, va di moda la parola “hustling”: se ti dicono che girano a Downtown, devi farti trovare preparato perché potresti diventare il più richiesto dall’establishment. Uomo o donna, non fa differenza. “Fare lo stunt non ha genere” ci dice Tammie Baird quando la incontriamo a Studio City. “Le stuntwomen sono forse più numerose dei maschi. Gli Studios richiedono sempre più attori che sappiano camminare sui cavi o utilizzare armi. L’industria si è indurita, è diventata più fisica e femminile. Jeff Wolfe è un esempio per tutti: è arrivato a Hollywood con nulla, viveva di muay thai e guarda cos’ha combinato. Lo stesso vale per me: ho dato una mano ai mitici Brangelina (Brad Pitt e Angelina Jolie) in Mr. and Mrs. Smith, ho prestato il fianco a Sofia Vergara in Fuga in tacchi a spillo… So calarmi in corda doppia, vado a cavallo, faccio l’Hula Hoop. Sugli annunci delle major capita di trovare richieste tipo ‘andare sui trampoli’. È il circo-cinema, bellezza”. Ad avere un bel seguito è anche Tamiko Brownlee, nata e cresciuta in Texas, madre giapponese, padre sudafricano. “Ho il pallino del taekwondo, del softball e della danza sin da piccola. Sono appassionata di shaolin kung fu, wushu e boxe. Il sogno di tutti gli stunt, in fondo, è sfondare come attori” ammette. Ma ai suoi amici stunt dice: “Ciò che paga di più oggi è il mondo dei videogiochi. Scendete dalla collina di Hollywood, per favore, e proviamo un po’ tutti l’ebbrezza del gamepad”. Tra poco anche i cazzotti di Bud Spencer, senza controfigura (come Tom Cruise che decolla aggrappato all’aereo), finiranno nel dimenticatoio. Chissà cosa ne penserebbe Dar Robinson, lo storico stunt di Steve McQueen in Papillon e controfigura – su motocicletta – di Clint Eastwood, nell’intramontabile Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan.

Fonte: www.repubblica.it